Una difficoltà enorme, quella di un futuro senza pensione, che tuttavia ha qualche possibilità di essere sostenuta adeguatamente.
Un problema ricorrente: gli anni avanzano, si è lavorato molto e male, ovvero senza la necessaria copertura legale, soprattutto nei primi temi. Non ci si faceva caso, l’importante era avere denaro corrente per le necessità, si era giovani. Ma alla fine il tempo porta il suo conto. Ed è salato, perché si paga in termini di tranquillità, salute, ed aspettativa di vita. Ma proprio perché il problema è diffuso c’è ancora un sistema di protezione sociale in grado di proteggere i più fragili e i meno fortunati.
In Italia c’è un nome che fa tornare in mente il problema, immediatamente: Fornero. In virtù della sua legge dal 2011 l’età pensionistica è regolato dalla riforma che porta il nome del ministro voluto nel Governo dal premier Mario Monti. Sono trascorsi quasi quindici anni ma dobbiamo ancora fare i conti con quella legge. La riforma, discussa e contestata tuttora, stabilì che per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna necessariamente soddisfare due requisiti di base: avere raggiunto 67 anni di età e portare in dote non meno di 20 anni in contributi.
La regola generale prevede che se non sono soddisfatte entrambe le condizioni, l’accesso alla pensione è precluso. Ma come ogni buna regola che si rispetti non è necessario rispettarla fino in fondo.
A salvare la posizione dei meno fortunati è un’acquisizione storica e culturale del nostro Paese, dove la pensione – sia pur minima, quella di mera sopravvivenza – è considerata un diritto di tutti. La conseguenza, inevitabile è che una pensione spetta anche se hai versato meno di 20 anni in contributi o, nel caso limite, se non hai contributi perché non hai mai lavorato.
Non è tuttavia un passaggio diretto, per arrivare a questa condizione di massima tutela sociale occorre percorrere comunque un percorso. Chi ha pochissimi contributi o non ne ha affatto e vive in una situazione di chiaro e rimarchevole economico può, per prima cosa, ricevere l’assegno sociale, una prestazione che viene erogata a chi ha raggiunto l’età pensionabile ma non ha abbastanza contributi per accedere al trattamento minimo dell’Inps.
L’importo dell’assegno sociale cambia ogni anno per un motivo molto semplice: è soggetto alla rivalutazione delle pensioni. Per il 2024 l’importo della prestazione corrisponde a 534,41 euro al mese per tredici mensilità. Per riceverlo è, tuttavia, indispensabile soddisfare determinati requisiti:
Ma le tutele non terminano qui. Per chi vive ina situazione di bisogno e tuttavia non ancora compiuto 67 anni, c’è comunque l’Assegno di Inclusione, il sussidio che, dallo scorso gennaio ha sostituito il Reddito di Cittadinanza. Il contributo non è automatico e c’è comunque una soglia da oltrepassare. L’Assegno di Inclusione spetta a persone con almeno 60 anni e con un reddito annuo non superiore a 6000 euro. Consiste in un contributo mensile di 500 euro più altri 280 euro per chi vive in affitto. Può essere erogato per 18 mesi e, dopo una pausa di un mese, prorogato per altre 12 mensilità.
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