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Economia

Pensioni, il 2025 prepara la svolta. Meglio saperlo prima

Pensioni, siamo sempre più vicini alla svolta. Si parla di pochi mesi e certo entro il 2025 qualcosa d’importante cambierà

La prossima legge di Bilancio non sarà come le altre. Si parla con insistenza i una riforma pensionistica che potrebbe lasciare il segno, dopo l’ultima siglata dalla Fornero durante l’esecutivo di Mario Monti, ormai oltre dieci anni. Il Governo attuale non vuole essere da meno e rivedere i criteri di accesso alle pensioni, almeno per i prossimi anni. Vediamo cosa è probabile verrà deciso entro il 2025.

Conoscere i requisiti necessari per andare in pensione è importante – Foto: Cultureducazione.it

 

Pensioni, novità in vista

L’ultima Legge di Bilancio ha deluso le aspettative, inutile negarlo. L’odiata legge Fornero è stata modificata ma non in modo significativo e certo non nel senso auspicato; Quota 103 è stata riconfermata, ma ha finito per non essere più vantaggiosa quasi per nessuno; è stata aumentata l’età pensionabile per accedere ad Ape sociale e di Opzione donna. Non esattamente una svolta populista nella gestione dell’INPS e della sue casse.

L’Esecutivo della premier sembra aver deciso che se svolta sarà, avverrà alla prossima legge di Bilancio, quella del 2025.  Il problema è complesso: da una parte le risorse del Paese continuano ad essere limitate ed il bilancio è continuamente sotto osservazione, anche sul piano internazionale. Dall’altra c’è la ferma volontà della premier di definire e attribuirsi una riforma che, se andasse in porto, potrebbe essere definita di portata storica e attribuire alla premier uno status prossimo a quello della statista.  Ma non è certo che l’Esecutivo, nonostante le manifeste intenzioni, riuscirà a fare tutto già entro la fine di questa prima legislatura.

Pensioni, cosa ci attende davvero

La domanda essenziale, quando si parla di pensioni in Italia è sapere se Quota 41, Quota 103, Ape sociale, Opzione donna: le ritroveremo anche nel 2025 o dovremo salutarle per sempre il 31 dicembre 2024. Ce lo stiamo chiedendo in tanti. Soprattutto se lo chiede chi proprio il prossimo anno potrebbe smettere di lavorare sfruttando una di queste misure. Vediamo cosa succederà nel 2025 sul fronte previdenziale.

Il nodo vero riguarda, come ben immaginabile, le misure di prepensionamento attualmente in vigore che potrebbero  essere cancellate con un colpo di spugna e cessare di esistere alla fine di quest’anno. Il vero nodi, a pensarci è proprio questo. Se la mancanza di risorse dovesse persistere il Governo Meloni – che in molte occasioni si è dimostrato più realista del re, e basti pensare alla decisa marcia indietro nel proposito di tassare gli extraprofitti delle banche – potrebbe decidere di non riconfermare Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Passate le elezioni europee e con un Esecutivo sufficientemente stabile, la premier potrebbe decidere di non confermare le misure di sostegno tutt’ora in vigore. L’esito sarebbe che  tanti contribuenti verrebbero penalizzati e dovrebbero continuare a lavorare fino a 67 anni.

Se le considerazioni del caso saranno solo economiche allora, secondo le prime stime, appare decisamente  improbabile la cancellazione della legge Fornero. Una cosa è contestare una legge quando ci si trova seduti ai banchi dell’Opposizione, altro è se si entra a Palazzo Chigi. Nel Documento di Economia e Finanza, tanto per cominciare, non compare una solo riga su eventuale nuovi fondi da destinare alle pensioni. Ma la politica non rinuncia al tema con la Lega di Matteo Salvini che è tornata a parlare di una possibile estensione di Quota 41 a tutti. Con quali fondi si vedrà.

Matteo Salvini vuole intervenire sulle norme per l’accesso alla pensione – Foto: ANSA – Cultureducazione.it

Questa misura, per il momento è limitata solo a chi ha versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni di età e rientra in categorie ben definite: soggetti con invalidità al 74% come minimo, lavoratori con mansioni usuranti o gravose e infine i disoccupati senza la Naspi.

Ma non è il caso di farsi illusioni: l’estensione di Quota 41 significa un numero insostenibile di uscite anticipate dal mondo del lavoro. Per l’INPS sarebbe un incubo: nuovi pensionati e tutti in una volta, con le casse previdenziali a secco. L’unica vera soluzione per dire addio alla legge Fornero così da estendere a tutti Quota 41 passerebbe per il calcolo contributivo di tutto il sistema pensionistico.

Dal lato pratico questo imporrebbe di ricalcolare con il sistema contributivo gli assegni di tutti i lavoratori, anche di quelli con contributi antecedenti al 1996, anno in cui fu varato  questo modo di calcolo. Con il sistema di calcolo contributivo, probabilmente, già nel 2025 potremmo andare tutti in pensione con Quota 41 ma con un assegno mensile più basso di circa il 30%. E non è certo una prospettiva indolore. Per molti addirittura insostenibile. Quindi se svolta sarà certo non ci renderà felici. 

 

 

Armando Del Bello

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