E’ un periodo storico quello che stiamo vivendo ultimamente, segnato purtroppo dal susseguirsi di tristi eventi, primi fra tutte le guerre tra Ucraina e Russia ma anche tra Gaza e Palestina che sembrano ancora non voler cessare.
In un paese democratico come si dice essere il nostro, chiunque dovrebbe avere la libertà di pensiero e di espressione anche su argomenti legati alla politica, a patto che questo non sia irrispettoso o oltraggioso. Quello che è successo al noto cuoco Gabriele Rubini, è veramente un triste episodio.
Conosciuto ormai da tutto il pubblico grazie a programmi culinari come “Unti e bisunti” e “Camionisti in trattoria”, Gabriele Rubini famoso con lo pseudonimo di Chef Rubio, è un “ragazzone” di 41 anni, ex rugbista con ben 12 presenze in serie A. La sua passione per la cucina nasce quando trasferitosi in Nuova Zelanda, acquisito ma senza retribuzione, dal Poneke RFC un club della provincia rugbistica di Wellington, trova lavoro presso un ristorante per mantenersi. Tornato in Italia, continua la sua attività da rugbista per poi terminare la sua carriera a causa di in infortunio al legamento crociato avvenuto nel 2011 mentre giocava con la Lazio. Da quel momento in poi, i suoi interessi si sono allargati ulteriormente verso il mondo culinario fino ad esordire nel programma televisivo che tutti conosciamo “Unti e bisunti”.
Ma quanto è costata al famoso chef la sua libertà di pensiero?
Chef Rubio non è solo dedito alla cucina che rappresenta la sua professione. Gabriele Rubini è un uomo molto sensibile alle tematiche umanitarie, è stato infatti fino al 2018, testimonial di Amnesty International in Italia, battendosi appunto per i diritti umani e contro ogni discriminazione.
Ultimamente, proprio riguardo il conflitto israelo-palestinese, ha avuto non pochi problemi per aver definito lo stato di Israele “esseri abominevoli”, seguiti dalla sfiorata denuncia da parte di Liliana Segre per istigazione all’odio razziale e da un’ordinanza del tribunale di Roma che a marzo scorso lo ha obbligato a togliere dal suo profilo i vari post antisemiti pubblicati. Ma a quale costo lo chef esprime indipendentemente da tutto e da tutti il suo pensiero? Stavolta il prezzo pagato è alto, perchè proprio da poco a Frascati in provincia di Roma, proprio sotto casa sua, ben 60 pugni e diverse mattonate hanno colpito in pieno volto il cuoco. Sei individui lo hanno letteralmente massacrato di botte come dimostrano le foto da lui postate che lo ritraggono col volto tumefatto, foto accompagnate dalla sua dichiarazione “Sono stato massacrato da ebrei sionisti” e ancora ” Il giorno dopo, il sionismo fa ancora più schifo” un chiaro attacco alle comunità ebraiche.
A prescindere da tutto, dai pensieri e dalle ideologie, un atto del genere è sempre condannabile, soprattutto nei confronti di chi come Gabriele Rubini, si è sempre speso molto per la causa palestinese. A sottolinearlo è un comunicato di “Potere al Popolo” con il quale si esprime tutta la solidarietà verso il cuoco che da anni denuncia quello che avviene in Palestina.