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Economia

Multe, ora ha un arma in più per non pagare

Da tempo si fa un gran parlare degli autovelox e delle multe da essi generate. Ma c’è (almeno) un caso in cui si può contestare le sanzioni.

Gli autovelox, dispositivi elettronici progettati per rilevare e sanzionare le infrazioni di velocità, sono da tempo al centro di un dibattito acceso. Se da un lato vengono considerati strumenti essenziali per migliorare la sicurezza stradale, dall’altro sono spesso percepiti come mezzi per fare cassa a spese degli automobilisti. Attenzione, però, perché non tutti gli autovelox sono in regola. Se il dispositivo non è omologato, si può fare ricorso e vincerlo, più o meno facilmente.

Evitare di pagare le multe è davvero possibile? – Foto: Cultureducazione.it

L’obiettivo dichiarato degli autovelox è ridurre la velocità dei veicoli e, di conseguenza, diminuire il numero e la gravità degli incidenti stradali. Purtroppo, infatti, sulle strade italiane assistiamo da tempo a una vera e propria mattanza. Soprattutto giovanile. E soprattutto nella stagione estiva ormai alle porte, quando i giovani si mettono alla guida ad alta velocità e, magari, sotto l’effetto di droghe e alcol, dopo una serata in discoteca.

Come detto, però, spesso si accusano i comuni di voler fare cassa con le multe derivanti dalle infrazioni rilevate dagli autovelox. Sono Milano, Roma e Firenze i Comuni che, nel 2023, hanno incassato i maggiori proventi da multe e sanzioni. Peraltro, le multe scaturite da questo tipo di controlli, da sempre, generano una lunga serie di ricorsi e azioni civili. Sul punto, peraltro, si è recentemente pronunciata anche la Corte di Cassazione.

Contestare la multa di un autovelox non omologato

Gli autovelox utilizzano diverse tecnologie per rilevare la velocità dei veicoli. I modelli più comuni includono radar, laser e sistemi basati su telecamere. Alcuni dispositivi sono fissi, posizionati in punti strategici delle strade, mentre altri sono mobili, montati su veicoli delle forze dell’ordine o su treppiedi. In ogni caso, il principio di funzionamento rimane lo stesso: misurare la velocità di un veicolo e confrontarla con il limite consentito. Se il veicolo supera il limite, viene scattata una foto che documenta l’infrazione, con conseguente multa per il conducente.

A volte è possibile contestare le multe prese con l’autovelox – Foto: Cultureducazione.it

Come accennavamo, gli autovelox sono sì uno strumento utile. A patto, però, che funzionino bene. In tal senso, è fondamentale che siano omologati e tarati correttamente. L’omologazione garantisce che un apparecchio soddisfi tutti i requisiti tecnici previsti dalla normativa e ne consenta la riproduzione in serie. L’approvazione, invece, autorizza solo il prototipo secondo gli standard stabiliti. La legislazione italiana in materia non è chiara e spesso queste due procedure vengono trattate come equivalenti.

La Corte di Cassazione ha riscontrato che alcuni dispositivi per il rilevamento della velocità, sebbene autorizzati dal Ministero delle Infrastrutture, non sono stati sottoposti alle necessarie verifiche tecniche per la loro omologazione. Questo ha creato un vuoto normativo che potrebbe consentire agli automobilisti multati per eccesso di velocità da questi autovelox non omologati di evitare le sanzioni.

Dunque, secondo la Corte di Cassazione, esiste una distinzione fondamentale tra le due: senza omologazione, non si può garantire che tutti i dispositivi operino uniformemente, il che potrebbe portare a rilevazioni imprecise della velocità.

Per verificare se un autovelox è omologato, gli automobilisti possono controllare online inserendo il numero dell’apparecchio o richiedendo un accesso agli atti per ottenere il certificato di omologazione. Molti Comuni, per trasparenza, potrebbero già aver reso disponibili queste informazioni online.

Se si scopre che l’autovelox non è omologato, ci sono due vie per fare ricorso: al prefetto o all’amministrazione comunale entro 60 giorni dalla notifica della multa, oppure al giudice di pace entro 30 giorni. Il ricorso al prefetto è gratuito, ma in caso di sconfitta, la sanzione raddoppia. Il ricorso al giudice di pace comporta il pagamento di una marca da bollo, ma permette di richiedere accertamenti tecnici che potrebbero rivelare difetti dell’autovelox.

Armando Del Bello

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