Il nuovo progetto riforma pensione sta convincendo tutti. Garantirebbe più margine di manovra per i lavoratori e risparmio per lo Stato.
Il tema pensioni si arricchisce di una nuova riforma che sta piacendo davvero a tutti. Le notizie e le indiscrezioni trapelate lasciano ben sperare per il nuovo progetto, che dovrebbe essere accolto positivamente sia dalla classe politica che da quella sociale. La riforma ha l’obiettivo non solo di raggiungere il favore della maggioranza di governo, ma anche delle opposizioni, dei sindacati, di Bruxelles e dei tecnici di Stato.
Al momento sembra essere l’unica proposta a rimanere in gioco, anche se la sua attuazione non sembra un compito semplice. Il nuovo progetto riguarda la cosiddetta “quota 41” per tutti, una soluzione che molti vedono come ottimale, credendo che possa permettere ai lavoratori di andare in pensione tramite requisiti simili a quelli in essere prima della legge Fornero.
La proposta è sul tavolo e alcuni esponenti di governo, soprattutto membri della Lega, stanno continuando a promuoverla. In caso di via libera infatti potrebbe cambiare davvero tanto sia per i lavoratori che per le casse statali.
Il Presidente della Commissione Finanze del Senato e membro della Lega, Massimo Garavaglia, tramite il sito di “Affari italiani” ha sottolineato che il progetto pensato risolverà tutto già dal prossimo anno. Tuttavia ha deciso di non divulgare alcun dettaglio, promettendo di presentare la riforma durante l’estate. Per Garavaglia, la misura otterrebbe un gran consenso e permetterebbe anche delle entrate allo Stato.
La “quota 41 per tutti” è una misura che scatena il dibattito perché potrebbe significare il ritorno alle pensioni di anzianità, le quali permettono l’uscita con 40 anni di contributi e senza limiti di età. Questo sistema ridurrebbe la soglia per l’accesso al trattamento pensionistico, portandola quali ai livelli prima della Fornero.
Molti esperti ritengono che questa misura sia insostenibile per lo Stato, a meno che non si stabilisca un ricalcolo contributivo. In questo caso, un lavoratore potrebbe dover accettare un taglio medio dell’assegno del 35% e questo comporterebbe che una pensione iniziale di 2.000 euro mensili dopo una carriera di 42,10 anni sarebbe ridotta a circa 1.200 euro al mese con 41 anni di contributi.
Dunque, su questa proposta si tornerà a discutere nel momento in cui il Presidente Garavaglia presenterà la sua proposta, anche se appare chiaro che la “quota 41 per tutti” da sola non sembra essere sufficiente. La misura tende a supportare chi ha carriere lunghe e continue, ignorando i lavoratori stagionali, con contratto precario o part-time. È necessario infatti favorire l’uscita anticipata anche per chi ha meno anno di contributi, garantendo un trattamento più dignitoso.
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